Previdenza
di Marialuisa Gnecchi

Il 2018 è stato l’anno del pensionamento “impossibile” per le lavoratrici dipendenti nate dopo l’aprile 1952

Nel 2018 solo 8792 donne hanno ottenuto la liquidazione della pensione di vecchiaia, come evidenziato nel testo precedente di Antonio Pellegrino, per capire questo dato, rispetto alle 100mila donne che, mediamente, prima del 2011, andavano in pensione di vecchiaia, bisogna riguardare lo schema “perfido” contro le donne nate nell’anno 1952 concepito con il decreto “SalvaItalia”. Va ricordato che le donne nate nel 1952 pensavano di poter andare in pensione di vecchiaia a 60 anni – nel 2012 – e hanno scoperto, dalla sera alla mattina, di dover aspettare da un minimo di tre a un massimo di ben sette anni. Dal 2020 torneranno i pensionamenti a regime ordinario come prima del 2011: si tornerà alla normalità dopo 10 anni.
Va messa in evidenza la differenza di decorrenza della pensione di vecchiaia per donne nate nello stesso anno, alcune delle quali si sono trovate intrappolate in una finta gradualità dell’aumento del requisito dell’età per la pensione di vecchiaia. Una rincorsa di vari aumenti, definiti già nel “SalvaItalia”, che si sommano all’aumento dell’aspettativa di vita, per cui, per le donne nate a gennaio e febbraio 1952, lo spostamento della pensione è stato di tre anni; per una nata ad aprile, di cinque anni e mezzo; chi è nata nel maggio 1952, è ancora riuscita ad andare in pensione a gennaio 2018; ma la donna nata solo un mese dopo, a giugno 1952, andrà in pensione a luglio 2019. Praticamente per il meccanismo perverso dell’innalzamento dell’età della pensione di vecchiaia delle donne da febbraio 2018 a luglio 2019, possono essere andate in pensione di vecchiaia solo quelle che hanno scelto volontariamente di non utilizzare il primo accesso utile.
Per questo nel 2018 c’è stato il crollo delle pensioni di vecchiaia, sono potute andare in pensione solo le lavoratrici autonome o iscritte alla gestione separata. Il 2018 è stato l’anno del pensionamento “impossibile” per le lavoratrici dipendenti nate dopo l’aprile 1952.

 Donne nate nel 1952

Pensione di vecchiaia – donne lavoratrici dipendenti settore privato(*) per le nate entro il 31/12/1952 vi può essere stata un’unica possibilità di gradualità, anticipare il pensionamento a 64 anni e 7 mesi solo con i requisiti particolari del comma 15/bis art 24 L214/2011, purtroppo si è trattato di poche centinaia di donne.

Pensione di vecchiaia – lavoratrici autonome ed iscritte alla gestione separata

Nella scorsa legislatura abbiamo svolto un’indagine conoscitiva sull’impatto di genere delle riforme previdenziali e della manovra Fornero, ne è emerso chiaramente che le donne sono in credito, ma anche nell’attuale decreto su quota 100 si è bloccata l’aspettativa di vita per le pensioni anticipate, canale di uscita dal lavoro maschile e non sulla pensione di vecchiaia.

Per le donne si deve agire sull’età per la pensione di vecchiaia, almeno sull’Ape sociale si sono pensati 2 anni di riduzione dei contributi necessari per tener conto dei figli, ma i lavori di cura vanno valorizzati in modo significativo.

L’obiettivo da raggiungere sarebbe la pari responsabilità professionale e familiare tra uomini e donne, come già prevista teoricamente dalla legge 125 del 1991, ma ancora lontana dalla realizzazione, fino a quando questo obiettivo non sarà raggiunto bisogna compensare le donne di tutto il lavoro gratuito che svolgono per la società e la famiglia.

Nel 2011 si sono tolti i 5 anni di anticipo per la pensione di vecchiaia rispetto agli uomini senza garantire nulla in cambio.

Vanno studiate misure a favore delle donne che vadano ad incidere sull’età per la pensione di vecchiaia che è il canale di uscita delle donne e che permettano di aumentare la misura della pensione con il riconoscimento di contribuzione figurativa per i lavori di cura.

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