Lug 2, 2024 | Rivista

Lavoro e immigrazione.
Le proposte delle Agenzie per il Lavoro

In questo numero di LavoroWelfare: le 20 proposte delle Agenzie e articoli di Cesare Damiano, Agostino Di Maio, Paolo Casali, Chiara Cardoletti

Lavoro e immigrazione. Una soluzione innovativa

di Cesare Damiano, Presidente di Lavoro&Welfare

Abbiamo scelto di dedicare questo numero di LavoroWelfare al tema del lavoro e dell’immigrazione che riteniamo di grande importanza e sul quale troppo spesso si ragiona in maniera ideologica e demagogica.
È sicuramente indispensabile provvedere ad una nuova legge Quadro, fondata su canali di accesso legali, che sostituisca la Bossi-Fini ed è necessario costruire un nuovo sistema di regole che ponga al centro l’esigenza dell’inserimento lavorativo dei migranti adeguatamente formati affinché si intercettino le reali esigenze del sistema imprenditoriale.
In particolare, pubblichiamo le “20 proposte delle Agenzie per immigrazione regolare e lavoro” elaborate da Assolavoro – l’Associazione Nazionale che rappresenta le Agenzie per il Lavoro che producono l’85% del fatturato complessivo legato alla somministrazione di lavoro – e indirizzate al Governo in relazione al cosiddetto “Piano Mattei”, l’iniziativa strategica volta allo sviluppo delle relazioni economiche con il continente africano e, tra le altre cose, al controllo dei flussi migratori.
Si tratta di un prezioso contributo di grande qualità fornito dalle Agenzie per il lavoro per il governo del fenomeno migratorio.
Vedremo in queste pagine come, ponendosi nel ruolo già collaudato nel tempo di mediatore sociale, l’Associazione si sia data, in sostanza, tre obiettivi: assicurare alle imprese una risposta di qualità alle proprie necessità di manodopera; garantire ai lavoratori un percorso di immigrazione regolare, di accoglienza civile e di formazione valida realmente radicata nella richiesta delle aziende; fornire alle Istituzioni, per l’appunto nel contesto del “Piano Mattei”, un metodo realistico per attuare una forma regolare e controllata di immigrazione. Nelle parole di Agostino Di Maio, Direttore Generale di Assolavoro, un “Manifesto con il quale vengono avanzate proposte concrete nella direzione di un modello di immigrazione regolare e controllato”.
Dunque, una proposta fondata su una visione ampia dei problemi che devono affrontare le imprese, i migranti, gli Stati. Ed è tale vastità di respiro che ne rappresenta il valore aggiunto. Oggi è praticamente impossibile comprendere e, dunque, governare efficacemente alcun grande fenomeno economico, politico e sociale se non lo si osserva in uno scenario globale. Che è il contesto nel quale tali fenomeni effettivamente si sviluppano e impattano sulla realtà.
Così è per quel movimento epocale che chiamiamo migrazioni. Così è per la formazione e l’andamento del mercato del lavoro, dato che la struttura stessa del tessuto produttivo è condizionata dall’andamento globale dell’economia.
Assolavoro lo fa nella parte analitica del documento che presentiamo in questo numero di LavoroWelfare. “In base ai dati Ilo, i lavoratori migranti internazionali sono 169 milioni, di cui 63,8 milioni (37,7%) vivono e lavorano in Europa. Nel 2020, 1,92 milioni di persone sono immigrate nell’UE e nel 2021, 8,84 milioni di cittadini extracomunitari sono stati impiegati nel mercato del lavoro dell’UE, su 189,7 milioni di persone di età compresa tra 20 e 64 anni, pari al 4,7% del totale”. Dunque i lavoratori migranti che vivono nel territorio europeo superano, per numero, la popolazione stessa del nostro Paese.
L’immigrazione è vissuta in Europa, da un lato come un problema, con punte di ostilità estrema; dall’altra, in particolare dalle forze produttive, come una impellente necessità. Situazione che è stata fotografata con precisione da Mario Draghi nel discorso tenuto alla Conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali il 17 aprile 2024.
Ha affermato Draghi “un altro input cruciale che dobbiamo garantire – e questo è particolarmente importante per voi, parti sociali – è la nostra offerta di lavoratori qualificati. Nell’UE, tre quarti delle aziende segnalano difficoltà nel reclutare dipendenti con le giuste competenze, mentre 28 occupazioni che rappresentano il 14% della nostra forza lavoro sono attualmente identificate come caratterizzate da carenza di manodopera. Con le società che invecchiano e gli atteggiamenti meno favorevoli nei confronti dell’immigrazione, avremo bisogno di trovare queste competenze internamente. Molteplici parti interessate dovranno lavorare insieme per garantire la pertinenza delle competenze e definire percorsi flessibili di miglioramento delle competenze. Uno degli attori più importanti in questo senso sarete voi, le parti sociali. Siete sempre stati fondamentali in tempi di cambiamento e l’Europa farà affidamento su di voi per contribuire ad adattare il nostro mercato del lavoro all’era digitale e dare maggiore potere ai nostri lavoratori”.
L’osservazione di Draghi in merito agli “atteggiamenti meno favorevoli nei confronti dell’immigrazione” suona, probabilmente, più come un richiamo alla realtà del declino demografico europeo, particolarmente allarmante in Italia, che a una presa d’atto della rinuncia a valersi di manodopera d’immigrazione.

Ecco, dunque, che la proposta messa sul tavolo da Assolavoro si accorda con la realtà circostante come un’elaborazione del problema. Un’elaborazione indirizzata a generare una soluzione innovativa, che contribuisca a portare equilibrio, nel mercato del lavoro, nel governo delle questioni dell’immigrazione e della urgente richiesta di manodopera qualificata da parte delle imprese.
E non solo. Perché questa iniziativa è indirizzata, in uno dei suoi obiettivi fondamentali, al contrasto dell’illegalità. In primo luogo quella delle organizzazioni criminali che sfruttano il mercato degli esseri umani costretti alle migrazioni. In secondo luogo, quella dell’occupazione irregolare che falsa il mercato del lavoro e indebolisce le attività economiche legali.

In ultima analisi, la proposta di Assolavoro va vista come un’iniziativa da cogliere come scintilla di dialogo sociale. Quel virtuoso confronto tra Istituzioni e parti sociali che si è, sfortunatamente, affievolito in quest’epoca. Perché è proprio da tale dialogo con le forze produttive che possono emergere le soluzioni più utili a dare maggior forza al tessuto produttivo che sorregge il Paese.

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