I numeri dell’occupazione: le tante variabili che definiscono la realtà
Questo Report del Centro Studi di Lavoro&welfare e di Studio Labores presenta analisi ed elaborazioni, su dati Eurostat, Inps, Istat aggiornati a marzo del 2025, sull’andamento dell’occupazione in Europa e in Italia.
INTRODUZIONE

di Cesare Damiano

Questo Rapporto, curato per Lavoro&Welfare e per lo Studio Labores da Bruno Anastasia, ci offre il punto sull’andamento dell’occupazione, aggiornato a marzo 2025, nell’ambito dell’Unione Europea e in Italia.
Vengono presentati e messi a confronto sia dati grezzi che destagionalizzati sul procedere dell’occupazione, disaggregati tra lavoro dipendente permanente, a termine e indipendente.

Ciò è importante perché, altrimenti, i numeri assoluti, non analizzati in profondità e decontestualizzati, rischiano di dare un’immagine edulcorata e semplicistica della realtà. Un’analisi più profonda e, al tempo stesso, leggibile, è il compito che ci siamo dati nella concezione dei nostri Report; questo sul mercato del lavoro come quelli sulla Cassa integrazione guadagni.
Come già nel semestre precedente, l’occupazione in Italia continua a crescere – siamo ben sopra i 24 milioni di occupati totali -, nonostante gli indicatori economici non siano favorevoli. In ogni caso, si può dare per assodato che la crisi del periodo pandemico sia abbondantemente superata e, come già nel periodo precedente, in termini assoluti, l’occupazione è a un picco storico.
Tra i mesi di gennaio del 2024 e del 2025, i lavoratori dipendenti crescono, nel dato grezzo, di quasi 600mila unità e, tendenzialmente, di poco meno di mezzo milione.
Il confronto con i dati europei resta, però, ampiamente negativo. Nel 2024, nella classe 15-64 anni, la media di occupati nell’Unione Europea si attesta sopra il 70%; in Italia supera di poco il 62%. Un risultato molto inferiore a quello della Germania, 77,4% e della Francia, 69%; ma anche della Spagna che supera il 66%.
Resta ferma al 19,7% l’occupazione per i giovani tra 15 e 24 anni. Ricordiamo, per confronto, il dato della Germania per questa classe di età, che supera il 51 per cento.
Da notare, per quel che riguarda l’occupazione femminile che, rispetto a luglio dello scorso anno, il peso di questa componente è sceso da 42,6% a 42,2%, una variazione piccola, ma da monitorare nei suoi sviluppi.
Inoltre, sulla qualità dell’occupazione delle donne pesa duramente il part-time: esso riguarda una lavoratrice su tre contro, circa, un uomo su dodici. Una situazione intollerabile per un Paese avanzato.
Interessante anche il dato di quello che viene definito mismatch, il mancato incontro tra offerta e domanda di lavoro: sul mercato restano, infatti, vacanti circa 400mila posti di lavoro. Situazione che resta, dunque, critica per una varietà di ragioni di natura demografica, economica e di disponibilità.

Aldilà, perciò, dei numeri assoluti, il mercato del lavoro riflette la situazione strutturalmente difficile del nostro Paese definita da alcuni elementi. La terziarizzazione dell’economia, già ampiamente rilevata nel precedente Report di settembre 2024, e confermata dal calo della produzione industriale che, alla fine dello scorso anno, procedeva da 24 mesi consecutivi; la richiesta di Cassa Integrazione Guadagni, cresciuta, nel 2024, del 20% rispetto all’anno precedente; la dinamica dei salari, che vede il lavoro sotto-pagato prevalere proprio in settori nei quali l’occupazione è in crescita costante, come quelli del terziario che riguardano ristorazione e turismo.

Per tutte queste ragioni, per definire lo stato di salute del Paese, non ci si deve mai limitare, come dicevamo all’inizio, alla lettura del solo dato assoluto. Esso va scomposto e analizzato nei suoi tanti e variegati dettagli. Ci auguriamo, perciò, che questo Report sia utile a una conoscenza più ampia e articolata del mercato del lavoro.

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