Relazioni industriali

di Tommaso Nannicini, Senatore PD

Come in una serie tv ben strutturata, rimane la curiosità di vedere quali saranno le prossime puntate: come cioè queste linee guida si tradurranno in scelte concrete sulle relazioni industriali

Un accordo unitario tra le parti sociali è sempre una buona notizia. Tanto più se viene siglato non sull’onda di emergenze da rincorrere, ma con lo sguardo rivolto al futuro, in direzione di una modernizzazione delle nostre relazioni industriali. Modernizzazione che non può che passare dalla parola d’ordine che ha ispirato l’accordo: qualità. Qualità della crescita e qualità del lavoro. Un lavoro in cui competenze, formazione e produttività siano al centro anche della contrattazione collettiva.

I grandi mutamenti in atto richiedono da parte di tutti uno sforzo in vista di un faticoso ma necessario processo di aggiustamento del nostro tessuto produttivo. In questo senso, se non proprio a una svolta, con l’accordo appena siglato siamo almeno a un “antipasto di svolta”. Criteri generali e linee guida sono in larga parte condivisibili ma, come in una serie tv ben strutturata, rimane la curiosità di vedere quali saranno le prossime puntate: come cioè queste linee guida si tradurranno in scelte concrete e in strumenti attuativi capaci di camminare sulle proprie gambe.

Molti i nodi ancora da sciogliere. Per esempio, quando si cita la contrattazione di secondo livello si usa sempre l’espressione “anche attraverso”. Una formula che denota una difficoltà a trovare un quadro condiviso: ecco uno degli aspetti per i quali è necessario attendere la seconda puntata. Perché è giusto contrastare il proliferare della contrattazione individuale, ma dare una risposta al fenomeno vuol dire anche introdurre nuovi strumenti di esigibilità della contrattazione collettiva a livello aziendale e territoriale.

Altro nodo la rappresentatività. Molti i punti ancora aperti: come si coniuga il criterio dell’iscrizione con quello elettorale, a fronte di dati incerti sul primo? Come misurare la rappresentatività datoriale? Come fare in modo di lasciare alle parti la giusta autonomia nel disegnare il perimetro contrattuale riducendo allo stesso tempo i contratti collettivi, che oggi sono troppi?

Tutti temi per i quali i prossimi passaggi non dovranno ritardare troppo. Per favorire questo percorso, sarà importante che, nel rispetto dei ruoli, anche la politica dica la sua. In tal senso il “presupposto per un eventuale definizione di un quadro normativo in materia” di cui si parla nel documento lascia aperta l’opzione di un intervento legislativo soft, di cornice, che raccolga i paletti condivisi dalle parti sociali e li inserisca in un quadro che dia certezza a tutti, per combattere il dumping salariale dei contratti pirata e fare del sistema di relazioni industriali un motore di cambiamento orientato alla crescita.

Questo testo fa parte di una serie di articoli scritti dai partecipanti al convegno “Cgil, Cisl, Uil e Confindustria: una svolta nelle relazioni industriali?”

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